domenica 22 dicembre 2013

Oltre al vino c'è di più


Oltre al vino c'è di più


Ademàs del vino hay màs






Llega la Navidad, como regalo, ademàs de las cestas tradicionales de Navidad, llenas de vinos y embutidos; optais por dar cestas de fruta y verdura de temporada, una idea sana y original.

Es una cuestion de salud, nuestra y del medio ambiente, la huerta nos ayuda a estar bien.

Cual fruta tiene derecho a entrar en nuestras casas?

Sin duda la que menos ha hecho camino para llegar encima de  nuestras mesas directamente del campo.

Por eso la importancia de la cocina de temporada y por eso encontramos los cìtricos en invierno cuando màs necesitamos  vitamina C, mientras encontramos los melocotònes y las albaricoques en verano cuando màs necesitamos  vitamina A.


Optar por la fruta y verdura de temporada màs cercana a nosotros ayuda a la biodiversidad y a la conservaciòn de las variedades antiguas de fruta y verdura que riesgan de desaparecer.

Arriva il Natale, come regalo oltre alle tradizionali ceste natalizie, piene di vini e salumi; scegliete di regalare ceste di frutta e verdura di stagione, un idea sana e originale.

E' una questione di salute, nostra e dell'ambiente, l'orto ci aiuta a stare bene.

Quale frutta è giusto che entri nelle nostre case?

Sicuramente quella che abbia impiegato il minor tragitto per arrivare dal campo sulle nostre tavole.

Ecco il motivo dell'importanza della cucina di stagione, per questo troviamo gli agrumi d'inverno quando più abbiamo bisogno di vitamina C, mentre troviamo le pesche e le albicocche in estate quando più abbiamo bisogno di vitamina A.

Scegliere frutta e verdura di stagione a noi più vicina, aiuta la biodiversità e la conservazione di antiche varietà di frutta e verdura che rischiano di scomparire.


sabato 7 dicembre 2013

STORIE DI CORAGGIO


Storie  di coraggio, 12 incontri con i grandi italiani del vino






"Storie di coraggio" è il viaggio geopoetico di Oscar Farinetti con Shigeru Hayashi e Simona Milvo, lungo il Bel Paese, alla scoperta dei più bravi e "buoni" maestri vignaioli d'Italia.

Conoscere le loro storie ci rende liberi e più coraggiosi... Perché " il coraggio è contagioso" parola di Oscar.

Se la parola coraggio deriva dal latino "cor" che significa cuore, allora le degustazioni di questo racconto che abbinano vini alle idee e alle conversazioni, sicuramente proprio come un buon vino "prepareranno il nostro cuore a renderlo più pronto alla passione".

Ascoltando il linguaggio emotivo e chiaro di questa "favola" che parla di un Italia" partigiana" che resiste, non si può non pensare al motto dei latini "in vino veritas", perché si racconta un unica verità:

"C'era una volta e c'è ancora oggi, un Italia di coraggiosi che resistono alla paura che uccide la libertà dei singoli, e con questa le loro capacità e potenzialità".

Questa favola guarda al passato ma parla al futuro. Parla ai giovani, per accendere in loro il senso di appartenenza al "partner più importante che tutti noi italiani abbiamo: il territorio"; per non lasciare il cuore alla rassegnazione che la cattiva politica e il poco lavoro hanno prodotto con la psicosi paranoica del terrore della crisi.
Queste storie ci insegnano che non possiamo avere paura delle libertà, perché la paura della libertà permette l'esistenza dell'assistenzialismo clientelare e delle moderne forme di prevaricazione sociale che soffocano noi e il nostro amato territorio.

Questo viaggio ci aiuta a prendere consapevolezza del fatto che quella che stiamo vivendo è una crisi culturale ma non produttiva. Infatti nelle degustazioni dei vini che accompagnano questo viaggio, sono chiaramente "percepibili i valori immateriali delle persone" che li producono, il loro animo: felice, limpido, autentico, libero... Produttori artigiani ( partigiani) che agiscono liberamente nel mondo e resistono alla psicosi di terrore locale che li vorrebbe rassegnati e impotenti.

La visione di Oscar e dei suoi amici è quella di farci comprendere che noi cresciamo come le vigne, i vini, le colline, le montagne nei luoghi dove andiamo ad essere. Però per essere dobbiamo comprendere il nostro territorio, da dove veniamo, a chi apparteniamo, cosa ci appartiene e dove stiamo andando; perché solo la conoscenza ci rende liberi.

P.A.I. (Persistenza aromatica intensa) garantita.






martedì 3 dicembre 2013

Indebito, la Grecia siamo Noi!

Indebito, la Grecia siamo Noi!





Oggi martedì 3 dicembre uscirà  nelle sale italiane, solo per un giorno, Indebito, il film di Vinicio Capossela e Andrea Segre ( la lista delle sale che proietteranno il film in diretta satellite dal cinema Anteo di Milano è su www.nexodigital.it).

 Nel film si racconta della Grecia che, da culla della democrazia nel mediterraneo e luogo di nascita dei valori che hanno segnato le nostre società moderne, è sotto attacco della speculazione finanziaria, che sta colpendo duramente soprattutto le classi popolari costrette a vivere senza un cibo caldo e un letto dove dormire.




Più della paura di "finire come la Grecia", che sempre più si respira tra la gente, dovrebbe muoverci la paura di rinchiuderci in una economia della finanza che ci offre una falsa protezione.

Dal momento che i nostri parlamenti sono stati svuotati dei loro poteri, e che le decisioni non appartengono più al popolo ma appartengono alla Troika ( Commissione Ue, Bce, Fmi) in conformità del volere del mercato, noi tutti siamo la Grecia!



Noi tutti, italiani, greci, spagnoli, portoghesi, irlandesi, francesi dovremmo unirci per dare forza ad una Europa diversa che si oppone alla Europa della finanza, un Europa che mette al centro le persone più che i parametri del Trattato di  Maastricht.

E' necessario costruire un potere alternativo per scongiurare la potenziale deriva dei vari populismi europei in un ritorno ai nazionalismi, che rappresenterebbero solo una spinta fratricida al progetto comunitario, che da una integrazione solo economica dovrebbe cercare di arrivare a  quella politica.


Perché è logico e naturale modificare un Trattato molto meno lo è modificare le condizioni di vita necessarie e primarie dei cittadini europei, per questo la Grecia siamo tutti noi!

( Le immagini sopra riportate sono della Fallas 2013 di Valencia)






lunedì 2 dicembre 2013

Golosaria 2013


Golosaria 2013, se l'aspettativa non incontra l'impressione





Il gusto italiano e l'alto artigianato enogastronomico si annunciavano come protagonisti assoluti di Golosaria 2013 (Milano, dal 16 al 18 novembre scorso). All'Ipertrendy Superstudio, location ottimale per la kermesse, la risposta è di quelle da grande partecipazione, anche se + Food e - Wine.

Se consideriamo che Milano si presterà ad essere lo scenario prossimo di tutto ciò che di bello l'Italia può rappresentare con Expo 2015 e il forte imprinting che a questo importante appuntamento sarà dato dall'agroalimentare e dal mondo e dalla cultura del vino, quest'assenza si fa sentire. E non poco.

Il vino infatti, nell'attuale realtà imprenditoriale italiana, resta uno dei pochi- se non l'unico settore produttivo- che registra trend positivi di crescita, con la sua costante e continua apertura all'internazionalizzazione, all'innovazione e alla ricerca. Sorprendono quindi certe piccole disattenzioni dell'evento milanese che hanno sfavorito nettamente l'area del wine. Piccole negligenze che certamente non sarebbero sfuggite, però, all'attento potenziale buyer di turno.

Secondo il nostro modesto parere, la prima disattenzione fra tutte è ricaduta sulla scelta del bicchiere utilizzato per le degustazioni, chic però non altrettanto cheap, che seppur apprezzabile dal punto di vista estetico lo era molto meno dal punto di vista funzionale; e seppur prestabile alla degustazione dei vini rossi era inadeguato per l'analisi olfattiva e visiva della degustazione delle bollicine dove valutarne e apprezzarne intensità, complessità e perlage era del tutto impossibile.

Forse si poteva tentare di coniugare il bello con il funzionale secondo la lezione del grande Bruno Munari che ricordava che "non ci deve essere un arte staccata dalla vita: cose belle da guardare e cose brutte da usare.
Se quello che usiamo ogni giorno è fatto con arte non avremo niente da nascondere".

Ciò nonostante anche il barlume di entusiasmo suscitato in noi dal fatto di scoprire tra le fila dei produttori del wine, un ambasciatore dell'eleganza delle bollicine come la TRENTODOC si è presto affievolito.

L'azienda trentina che è , che è un mo(n)do diverso di fare vino, impeccabile nel trasmettere in chi lo beve il senso di identità e creatività, ha omesso di portare con sé quell'ardore della gente di montagna, il suo slogan.

Ci sarebbe piaciuto entrare in questo mondo accompagnati da  griot in grado di narrare e trasferire al degustatore occasionale la cultura, la storia, le emozioni, il terroir del Trentino. E invece tutta  questa narrazione è stata messa da parte per rinchiudersi in un asettico format da brochure che riesce solo a rammentare matematicamente le percentuali d'uvaggio di ogni singola bottiglia.

Noi di Che guay siamo dispiaciuti ma fiduciosi perché consapevoli del forte senso del territorio che lega  la TRENTODOC  e che ha fatto di essa una delle più grandi realtà del panorama vitivinicolo del panorama italiano.
Perché un ente che ha fatto del cooperativismo una virtù, non può dimenticare che solo la testimonianza e la narrazione della gente del proprio luogo di elaborazione è indispensabile a non perdersi nel mondo del vino, e a sapersi far riconoscere in chi lo beve.
E' importante essere presente nel mondo del vino, ma lo è ancora di più puntare sull'importanza della creatività e della narrazione come valore. Perché la propagazione delle emozioni e dei significati produce oggi  valore come e più della elaborazione dei prodotti. Tutto questo non è facile ma nemmeno impossibile.