Storie di coraggio, 12 incontri con i grandi italiani del vino
"Storie di coraggio" è il viaggio geopoetico di Oscar Farinetti con Shigeru Hayashi e Simona Milvo, lungo il Bel Paese, alla scoperta dei più bravi e "buoni" maestri vignaioli d'Italia.
Conoscere le loro storie ci rende liberi e più coraggiosi... Perché " il coraggio è contagioso" parola di Oscar.
Se la parola coraggio deriva dal latino "cor" che significa cuore, allora le degustazioni di questo racconto che abbinano vini alle idee e alle conversazioni, sicuramente proprio come un buon vino "prepareranno il nostro cuore a renderlo più pronto alla passione".
Ascoltando il linguaggio emotivo e chiaro di questa "favola" che parla di un Italia" partigiana" che resiste, non si può non pensare al motto dei latini "in vino veritas", perché si racconta un unica verità:
"C'era una volta e c'è ancora oggi, un Italia di coraggiosi che resistono alla paura che uccide la libertà dei singoli, e con questa le loro capacità e potenzialità".
Questa favola guarda al passato ma parla al futuro. Parla ai giovani, per accendere in loro il senso di appartenenza al "partner più importante che tutti noi italiani abbiamo: il territorio"; per non lasciare il cuore alla rassegnazione che la cattiva politica e il poco lavoro hanno prodotto con la psicosi paranoica del terrore della crisi.
Queste storie ci insegnano che non possiamo avere paura delle libertà, perché la paura della libertà permette l'esistenza dell'assistenzialismo clientelare e delle moderne forme di prevaricazione sociale che soffocano noi e il nostro amato territorio.
Questo viaggio ci aiuta a prendere consapevolezza del fatto che quella che stiamo vivendo è una crisi culturale ma non produttiva. Infatti nelle degustazioni dei vini che accompagnano questo viaggio, sono chiaramente "percepibili i valori immateriali delle persone" che li producono, il loro animo: felice, limpido, autentico, libero... Produttori artigiani ( partigiani) che agiscono liberamente nel mondo e resistono alla psicosi di terrore locale che li vorrebbe rassegnati e impotenti.
La visione di Oscar e dei suoi amici è quella di farci comprendere che noi cresciamo come le vigne, i vini, le colline, le montagne nei luoghi dove andiamo ad essere. Però per essere dobbiamo comprendere il nostro territorio, da dove veniamo, a chi apparteniamo, cosa ci appartiene e dove stiamo andando; perché solo la conoscenza ci rende liberi.
P.A.I. (Persistenza aromatica intensa) garantita.
"Storie di coraggio" è il viaggio geopoetico di Oscar Farinetti con Shigeru Hayashi e Simona Milvo, lungo il Bel Paese, alla scoperta dei più bravi e "buoni" maestri vignaioli d'Italia.
Conoscere le loro storie ci rende liberi e più coraggiosi... Perché " il coraggio è contagioso" parola di Oscar.
Se la parola coraggio deriva dal latino "cor" che significa cuore, allora le degustazioni di questo racconto che abbinano vini alle idee e alle conversazioni, sicuramente proprio come un buon vino "prepareranno il nostro cuore a renderlo più pronto alla passione".
Ascoltando il linguaggio emotivo e chiaro di questa "favola" che parla di un Italia" partigiana" che resiste, non si può non pensare al motto dei latini "in vino veritas", perché si racconta un unica verità:
"C'era una volta e c'è ancora oggi, un Italia di coraggiosi che resistono alla paura che uccide la libertà dei singoli, e con questa le loro capacità e potenzialità".
Questa favola guarda al passato ma parla al futuro. Parla ai giovani, per accendere in loro il senso di appartenenza al "partner più importante che tutti noi italiani abbiamo: il territorio"; per non lasciare il cuore alla rassegnazione che la cattiva politica e il poco lavoro hanno prodotto con la psicosi paranoica del terrore della crisi.
Queste storie ci insegnano che non possiamo avere paura delle libertà, perché la paura della libertà permette l'esistenza dell'assistenzialismo clientelare e delle moderne forme di prevaricazione sociale che soffocano noi e il nostro amato territorio.
Questo viaggio ci aiuta a prendere consapevolezza del fatto che quella che stiamo vivendo è una crisi culturale ma non produttiva. Infatti nelle degustazioni dei vini che accompagnano questo viaggio, sono chiaramente "percepibili i valori immateriali delle persone" che li producono, il loro animo: felice, limpido, autentico, libero... Produttori artigiani ( partigiani) che agiscono liberamente nel mondo e resistono alla psicosi di terrore locale che li vorrebbe rassegnati e impotenti.
La visione di Oscar e dei suoi amici è quella di farci comprendere che noi cresciamo come le vigne, i vini, le colline, le montagne nei luoghi dove andiamo ad essere. Però per essere dobbiamo comprendere il nostro territorio, da dove veniamo, a chi apparteniamo, cosa ci appartiene e dove stiamo andando; perché solo la conoscenza ci rende liberi.
P.A.I. (Persistenza aromatica intensa) garantita.
Indebito, la Grecia siamo Noi!
Oggi martedì 3 dicembre uscirà nelle sale italiane, solo per un giorno, Indebito, il film di Vinicio Capossela e Andrea Segre ( la lista delle sale che proietteranno il film in diretta satellite dal cinema Anteo di Milano è su www.nexodigital.it).
Nel film si racconta della Grecia che, da culla della democrazia nel mediterraneo e luogo di nascita dei valori che hanno segnato le nostre società moderne, è sotto attacco della speculazione finanziaria, che sta colpendo duramente soprattutto le classi popolari costrette a vivere senza un cibo caldo e un letto dove dormire.
Più della paura di "finire come la Grecia", che sempre più si respira tra la gente, dovrebbe muoverci la paura di rinchiuderci in una economia della finanza che ci offre una falsa protezione.
Dal momento che i nostri parlamenti sono stati svuotati dei loro poteri, e che le decisioni non appartengono più al popolo ma appartengono alla Troika ( Commissione Ue, Bce, Fmi) in conformità del volere del mercato, noi tutti siamo la Grecia!
Noi tutti, italiani, greci, spagnoli, portoghesi, irlandesi, francesi dovremmo unirci per dare forza ad una Europa diversa che si oppone alla Europa della finanza, un Europa che mette al centro le persone più che i parametri del Trattato di Maastricht.
E' necessario costruire un potere alternativo per scongiurare la potenziale deriva dei vari populismi europei in un ritorno ai nazionalismi, che rappresenterebbero solo una spinta fratricida al progetto comunitario, che da una integrazione solo economica dovrebbe cercare di arrivare a quella politica.
Perché è logico e naturale modificare un Trattato molto meno lo è modificare le condizioni di vita necessarie e primarie dei cittadini europei, per questo la Grecia siamo tutti noi!
( Le immagini sopra riportate sono della Fallas 2013 di Valencia)
Mostar... C'era un tempo un ponte sull'Adriatico
Venti anni fa, il 9 novembre del 1993, lo Stari Most, il vecchio ponte di Mostar (Bosnia) che univa le due sponde della Neretva e non solo, venne distrutto dai colpi dell'artiglieria croato-bosniaca. Perché un ponte che non rivestiva nessuna importanza strategico-militare, costruito più di 4 secoli prima dagli ottomani venne polverizzato?
Come per Guernica, Mostar rappresentava il sogno di una comunità che continuava a sperare in un mondo migliore possibile, dove solo il dialogo era l'unico elemento di confronto e di crescita per una società.
Nel 2004 il ponte di Mostar è stato ricostruito, ma questo non è servito a riappacificare croati e musulmani di Bosnia, non è servito a riportare l'armonia pluralista e multiculturale che lo Stari Most simboleggiava prima della guerra, un ponte fra culture e credi religiosi differenti.
Il problema dei Balcani, come per l'Europa (sorella maggiore) è la mancanza di una visione d'insieme, superiore rispetto alla storia nazionale di ogni paese, necessaria per ricostruire la Storia d'Europa che passa anche dai Balcani.
Vi sono amici immortali
che la morte vede prima
-la notizia
di questo noialtri paralizza
-essi, vitali solo nei nostri pensieri-
portano via una tale presenza
nel morire- è come se le nostre anime
si nascondessero improvvisamente.
EMILY DICKINSON
Venti anni fa, il 9 novembre del 1993, lo Stari Most, il vecchio ponte di Mostar (Bosnia) che univa le due sponde della Neretva e non solo, venne distrutto dai colpi dell'artiglieria croato-bosniaca. Perché un ponte che non rivestiva nessuna importanza strategico-militare, costruito più di 4 secoli prima dagli ottomani venne polverizzato?
Come per Guernica, Mostar rappresentava il sogno di una comunità che continuava a sperare in un mondo migliore possibile, dove solo il dialogo era l'unico elemento di confronto e di crescita per una società.
Nel 2004 il ponte di Mostar è stato ricostruito, ma questo non è servito a riappacificare croati e musulmani di Bosnia, non è servito a riportare l'armonia pluralista e multiculturale che lo Stari Most simboleggiava prima della guerra, un ponte fra culture e credi religiosi differenti.
Il problema dei Balcani, come per l'Europa (sorella maggiore) è la mancanza di una visione d'insieme, superiore rispetto alla storia nazionale di ogni paese, necessaria per ricostruire la Storia d'Europa che passa anche dai Balcani.
Vi sono amici immortali
che la morte vede prima
-la notizia
di questo noialtri paralizza
-essi, vitali solo nei nostri pensieri-
portano via una tale presenza
nel morire- è come se le nostre anime
si nascondessero improvvisamente.
EMILY DICKINSON
Passaggio nel paesaggio...
Non ci vuole un saggio
per capire l'importanza del paesaggio,
nemmeno un alieno per scoprire le bellezze del cielo.
Non ci vuole un indovino
per sapere che solo da uve buone si ottiene il buon vino.
Margherita Hack lo diceva : è una questione di osservazione e interpretazione
alla fine tutto si basa su di una ragione...
Come una stella fra miliardi di stelle è il sole,
così siamo noi... le persone.
L'Italia è un giardino in fiore:
salviamola dalla cementificazione!
E' una questione di cultura
difendere la natura.
Anni fa S.Francesco lo ha cantato:
"Noi tutti siam parte del creato".
Allora sarebbe un peccato, per non dire un reato,
non difendere quello che madre terra ci ha donato.
Oggi, Papa Francesco ha chiesto a tutti di "globalizzare la pace", ed ha lanciato l'appello per una giornata di digiuno e una veglia di preghiera, a cui "che guay" si unisce.
Hoy,el Papa Francisco ha pedido a todos "globalizar la paz", y ha puesto en marcha la convocatoria de una jornada de oración y ayuno, a la que se adhiere "che guay".
Sono passati pochi giorni dalla celebrazione del cinquantesimo anniversario di Martin Luther King, Premio Nobel per la Pace, martire del nostro tempo, un uomo che ha dato la propria vita per la vita degli altri.
E' importante ricordarlo in questo giorno, perché lui, fu ucciso mentre denunciava il governo americano per la guerra imperialista contro il popolo vietnamita, dopo la marcia su Washington.
"I have a dream", il sogno della "mensa condivisa" è stata una delle espressioni simbolo della lotta per i diritti civili contro il razzismo. Questo è anche quanto ha ricordato Adolfo Pérez Esquivel, scrivendo al presidente degli Usa Barack Obama, anche lui "Premio Nobel per la Pace", per fermare i missili contro la Siria e contro la eventualità di globalizzare la guerra.
Hace pocos días fue la celebración del quincuagésimo aniversario de Martin Luther King, Premio Nobel de la Paz, mártir de nuestro tiempo, un hombre que dio su vida por la vida de los otros. Es importante recordarlo en este día porque el fue asesinado mientras denunciaba el gobierno de los EEUU por la guerra imperialista contra el pueblo de Vietnam, después de la marcha sobre Washington.
"I have a dream", el sueño de la "mesa compartida" ha sido una de las expresiones símbolo de la lucha por los derechos civiles y contra el racismo. Esto es también cuanto ha recordado Adolfo Pérez Esquivel, en una carta dirigida al presidente de los estados unidos Barack Obama, también él "Premio Nobel de la Paz", para parar los misiles contra Siria y contra la posibilidad de globalizar la guerra.
E' immorale l'uso di armi chimiche, così quanto è immorale l'uso delle armi per difendere la pace.
Es inmoral el uso de armas químicas, así como es inmoral el uso de armas para defender la paz.
La pace va difesa solo con il dialogo, che porta alla riconciliazione con se stessi, con gli altri e con il mondo a cui noi tutti apparteniamo.
Hay que defender la paz a través del diálogo que conduce a la reconciliación con uno mismo, con los demás y con el mundo al que todos nosotros pertenecemos.
Cosa significa il digiuno in una società consumista come la nostra, che valore ha?
Nella cultura cristiana è noto a tutti che Gesù, prima di dare inizio alla vita pubblica, è andato nel deserto a digiunare per 40 giorni e 40 notti. Al termine di questo periodo fu posto davanti a tre tentazioni, la prima di queste fu quella del pane. E' chiaro che il digiuno provoca il desiderio di saziarsi, ma " non di solo pane vive l'uomo".
E' importante la necessità di saziare il bisogno di fame, ma ancora di più lo è quella di saziare il bisogno della parola di Dio, che purifica il cuore. Il digiuno ci rende consapevoli dei nostri limiti, delle nostre debolezze e apre il cuore alla riconciliazione, al dialogo, alla parola con l'altro, che è il vero pane per "una mensa condivisa".
¡Qué significa el ayuno en una sociedad consumista como la nuestra? ¿Qué es el valor?
Dentro de la cultura cristiana es conocido por todos que Jesús antes de comenzar su vida pública fue al desierto a ayunar durante 40 días y 40 noches. Al final de este periodo fue puesto frente a tres tentaciones, la primera de ellas fue la del pan. Está claro que el ayuno provoca el deseo de ser saciado, pero "no sólo de pan vive el hombre".
Es importante la necesitad de saciar el hambre, pero más aun es la de satisfacer la necesitad de la palabra de Dios, que purifica el corazón El ayuno nos hace conscientes de nuestros límites, de nuestras debilidades y abre el corazón a la reconciliación, al dialogo, a la palabra con el otro que es el verdadero pan por una "mesa compartida".
Che guay, ultimamente ha visitato il Museo della Pace di Gernika a Guernica in Spagna, dove si ricorda la tragedia del 26 aprile del 1937, il bombardamento sistematico e crudele su ordine di Franco da parte dell'aviazione tedesca ed italiana di quello che solo 20 anni prima, Jean Jacques Rousseau, in visita a Guernica, definiva come " il paese più felice del mondo".
L'aspetto più tragico dell'attacco fu la scelta di bombardare durante l'unico pomeriggio di mercato della settimana, dove la gente per il desiderio di continuare a vivere, e la speranza di credere in un futuro possibile, nonostante la guerra, va al mercato. Per sventrare una volta per sempre la pace della quotidianità.
Il messaggio di Guernica non è quello di odio e vendetta, ma è un messaggio valido per tutte le culture, ricordare il passato e i suoi errori, per migliorare il presente e lavorare per il futuro.
Oggi preghiamo e digiuniamo perché al desiderio di potere possa sostituirsi il desiderio di pace.
Portiamo come testimonianza dell'inutilità della guerra, un disegno di una bambina Abigail. B , che come noi ha fatto visita al Museo della Pace di Gernika, ed ha voluto esprimere così le sue emozioni:
DOMANDE:
- Perché la guerra?
- Perché la morte?
- Perché voler avere il potere?
- Perché tutte queste domande?
Che guay, visitó recientemente el Museo de la Paz de Gernika en España, donde se recuerda la tragedia de la tarde del 26 de abril de 1937, el bombardeo aéreo sistemático y atroz, bajo orden de Franco de parte de la aviación alemana e italiana, donde sólo 20 años antes, Jean Jacques Rousseau, en su visita a Guernica, lo había definido como "el pueblo más feliz del mundo".
El aspecto más trágico del ataque fue la elección de los bombardeos durante la única tarde de mercado de la semana, donde la gente por el deseo de continuar viviendo, y la ilusión de creer en un futuro posible a pesar de la guerra, sigue andando al mercado. Por desentrañar de una vez por siempre la paz de la vida cotidiana.
El mensaje de Guernika no es de odio o venganza, pero es un mensaje válido para todas las culturas, recordar el pasado y sus errores, por mejorar el presente y trabajar por el futuro.
Hoy rezamos y ayunamos para que el deseo de poder pueda ser reemplazado por el deseo de paz.
Tomamos como prueba de la inutilidad de la guerra un dibujo de una niña, Abigail. B, que como nosotros visitó el Museo de la Paz de Gernika, y ha querido expresar así sus emociones:
PREGUNTAS:
Non ci vuole un saggio
per capire l'importanza del paesaggio,
nemmeno un alieno per scoprire le bellezze del cielo.
Non ci vuole un indovino
per sapere che solo da uve buone si ottiene il buon vino.
Margherita Hack lo diceva : è una questione di osservazione e interpretazione
alla fine tutto si basa su di una ragione...
Come una stella fra miliardi di stelle è il sole,
così siamo noi... le persone.
L'Italia è un giardino in fiore:
salviamola dalla cementificazione!
E' una questione di cultura
difendere la natura.
Anni fa S.Francesco lo ha cantato:
"Noi tutti siam parte del creato".
Allora sarebbe un peccato, per non dire un reato,
non difendere quello che madre terra ci ha donato.
Che guay, visitó recientemente el Museo de la Paz de Gernika en España, donde se recuerda la tragedia de la tarde del 26 de abril de 1937, el bombardeo aéreo sistemático y atroz, bajo orden de Franco de parte de la aviación alemana e italiana, donde sólo 20 años antes, Jean Jacques Rousseau, en su visita a Guernica, lo había definido como "el pueblo más feliz del mundo".
La verità è unica
"La stupidità è versatile e può indossare tutti i vestiti della verità. La verità, invece, ha un abito solo e una sola strada. E' per questo che è sempre in svantaggio."
( MUSIL, da " L'UOMO SENZA QUALITA'")
Pensiero
Uno non può pensare bene, amare bene, dormire bene se non ha mangiato bene.
Virginia Woolf
Buongiorno
Buongiorno mattina
Buongiorno a te
aroma del primo caffè.
Un tuo bacio fa di me un Re
intenso come cioccolato,
mi scioglie come un gelato.
Nel qui caso di specie
il mio cuore si sbriciola come una "Tosta rica" en la leche.
Un caldo cornetto sforno
inizia un nuovo giorno,
del tuo sorriso m'adorno.
Buongiorno mattina
Buongiorno a te
Inizia un nuovo giorno da Re.
“Se accetti che il viso del tuo vicino non assomigli al tuo, accetta anche che le sue opinioni siano diverse dalle tue.” (Pinchas di Koretz, Rabbino)
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